Il mese scorso vi avevo lasciato con la storia controversa del marchio Lululemon e del suo imbarazzante CEO.
Questo mese continuo a parlare di moda, ma questa vi racconto la bella storia anni ’50 di un brand che rappresenta tantissimo la Florida, Lilly Pulitzer.
Provenienti dall’alta società di New York, i coniugi Pulitzer si trasferirono nel South Florida giovanissimi, dopo un matrimonio celebrato di nascosto alle famiglie. Peter Pulitzer possedeva delle coltivazioni di arance nella zona di Palm Beach e la coppia divenne presto il fulcro della vita sociale locale.
(Se il nome vi ricorda qualcosa, è perché il nonno del marito, da cui ha acquisito il cognome, è proprio QUEL Signor Pulitzer da cui prende il nome QUEL premio Pulitzer)
La loro casa era sempre piena di gente, party informali, bambini e animali. Oltre a cani e gatti, infatti, ospitavano anche una scimmia e un vitello. In seguito a una grave depressione post partum, che le costò anche un ricovero in ospedale psichiatrico, il medico consigliò alla giovane Lilly di trovare un hobby che la tenesse impegnata e così aprì un chiosco in cui vendeva succo di arancia. Tuttavia, le arance, quando spremute, tendevano a macchiare i vestiti per cui chiese a un’ amica, Laura Clark-ex editor di Harper’s Bazar- di aiutarla a trovare una fantasia che potesse mascherare le macchie di frutta. Assieme a Laura e con l’aiuto della sua sarta inizio a produrre i propri vestiti, caratterizzati da una linea semplice e comoda (visto che lei stessa non sopportava di utilizzare indumenti intimi).
E le clienti del suo piccolo bar impazzirono per le sue creazioni.
Fu così che la regina dei party a piedi nudi, quella per cui la moda era una perdita di tempo, divenne in breve la regina della moda del South Florida.
Forse perché i suoi vestiti sono quasi senza cuciture, i tessuti naturali, per lo più cotone, forse perché i colori dei suoi capi gridano estate, spiaggia, vacanze e cocktail in riva al mare, ma la sua l’iconica fantasia a colori fluo è, ancora oggi, la firma indiscussa di questa marca e il simbolo della Florida.
Probabilmente, ad aiutare l’ascesa della stilista nel mondo del Jet Set ha contribuito anche il fatto che una delle sue più grandi estimatrici era la ex sua compagna di scuola, Jackie Bouvier, al secolo Jaqueline Kennedy.
I gruppi facebook di Historical Florida pubblicano continuamente fotografie d’epoca della First Lady in visita al negozio Lilly Pulitzer di Palm Beach o di Key West, che non mancava mai di visitare quando veniva a trascorrere le vacanze nella tenuta di famiglia a Palm Beach.
I vestiti di non salvarono la vita a Lilly solo metaforicamente, aiutandola ad uscire da un periodo buio della sua vita, ma la salvarono anche letteralmente.
Mentre raggiungeva Key West con la sua amica e socia Laura Clark, il loro aereo ebbe un’avaria e finirono nelle acque di Marathon, infestate dagli squali.
La sua amica non si perse d’animo, si levò la maglia dai colori sgargianti e la utilizzò per segnalare la loro presenza ai soccorsi.
La stilista, anni dopo, ricordò la storia sulle pagine di Vanity Fair, col sorriso sulle labbra – nonostante la gran paura che doveva aver auto al momento – affermando che, sebbene Laura desse merito del salvataggio ai colori accesi della maglia, lei era certa che fossero state notate di più per l’anatomia femminile in bella vista.
Nel 1969, improvvisamente, Lilly divorzia dal marito, si separa dalla sua socia che nel frattempo si era trasferita a Santa Barbara e si sposa con Enrique Rousseau, un cubano sfuggito alla crisi dello zucchero che si era reinventato come costruttore per le famiglie abbienti di Palm Beach, con cui passerà il resto della vita (di lui), abbracciando la filosofia di vita cubana, occupandosi lei stessa della casa, della cucina e degli affetti.
Ma gli anni ’80 non furono generosi con Lilly Pulitzer. La moda di Calvin Klein e Donna Karan diede un grosso colpo al business e nel 1984 dichiarò fallimento, facendo ritirare Lilly in pensione. Al suo funerale, nel 2013, la chiesa di Palm Beach era un tripudio di fantasie Lilly Pulitzer, in omaggio alla stilista.
Nel 1994 Bradbeer, presidente della Sugartown Wolrdwide e il suo socio Scott Beaumont acquistarono da Lilly la proprietà del marchio, un simbolo della loro infanzia. E, da allora, i colori di Lilly Pulitzer sono tornati a brillare addosso alle donne del South Florida, come simbolo delle vacanze, del mare e del divertimento e in negozi Lilly Pulitzer sono una macchia colorata nelle strade dello shopping delle più importanti città (almeno qui in Florida 😀 )
Se avete voglia di leggere l’articolo integrale di Vanity Fair, qui c’è il link
Se avete voglia di leggere qualcosa di più su quegli anni, in cui il jet set di New York si divideva tra la grande mela e Palm Beach, tra feste mondane, diete dimagranti e figli in collegio, vi consiglio la lettura de “I cigni della quinta strada” di Melanie Benjamin che ripercorre la vita di Truman Capote e delle icone di stile degli anni 50.
La ricetta del mese: Rotolo meringato ai frutti di bosco
Per restare in tema con l’estate, la freschezza e i colori (della frutta), vi consiglio un dolce davvero MOLTO interessante.
Intanto, potete utilizzare albumi che avete congelato, avanzati da altre preparazioni. In più, può essere fatto in meno di un’ora, riposo escluso, e, in mancanza di tempo o di manualità può essere assemblato in una pirofila. La base della ricetta viene da un bestseller di Ottolenghi, ma ho riadattato la ricetta levando gli ingredienti troppo esotici e sostituendo ai soli lamponi un mix di frutti di bosco.
Rotolo Meringato ai Frutti di Bosco

Per la meringa
- 4 albumi d’uovo (circa 120g, ma pesateli e fate il doppio di zucchero)
- circa 250 g di zucchero, pesate gli albumi e regolatevi
- 1 cucchiaino di estratto di vaniglia
- 1 cucchiaino di aceto bianco o di cremor tartaro
- 1 cucchiaino di amido di mais
Ripieno
- 100 g di mascarpone
- 2 cucchiai di zucchero a velo
- 400 g di panna da montare fresca
- 200g di frutti di bosco misti o lamponi
Accendere il forno a 315F o 150°C statico
Coprire il fondo e i bordi di una teglia per dolci (33×24) con carta forno. Per farla aderire meglio, bagnatela con acqua calda, strizzatela e spianatela sulla teglia. Non serve imburrare, al massimo potete spruzzare con un velo di staccante per torte.
In una ciotola ampia e perfettamente pulita cominciare a montare gli albumi, quando iniziano a essere sostenuti , unire lo zucchero a cucchiaiate, l’aceto o il cremortartaro e la maizena, poco alla volta, continuando a montare, finché non si ottiene una meringa lucida e compatta.
Usando una spatola a gomito o il retro di un coltello da pane, stendere la meringa sulla teglia preparata in un rettangolo in più possibile uniforme.
Cuocere in forno per 30 minuti, finché si forma una sottile crosticina e la meringa è abbastanza cotta. Ad una leggera pressione sarà comunque ancora morbida ma asciutta. Controllate che non prenda troppo colore, deve restare più bianca possibile.
Togliere dal forno e lasciarla raffreddare per circa 10 minuti nella teglia.
Rovesciare la meringa fredda su un foglio di carta-forno pulito, e togliere delicatamente la carta-forno usata per cuocerla.
Nel frattempo preparare la crema.
Versare il mascarpone in una grossa ciotola, insieme allo zucchero a velo e iniziare a lavorarlo con le fruste. Piano piano aggiungere la panna a filo e continuare a montare
Controllare attentamente che non monti troppo, altrimenti la miscela si trasforma in burro, deve essere una crema sostenuta ma ancora lucida.
Spalmare 3/4 della crema sulla base di meringa, spargere i frutti di bosco sulla crema e, aiutandosi con la carta da forno, arrotolate lungo il lato più lungo.
Formare una caramella e avvolgerla in alluminio. Mettere in frigo per circa un’oretta almeno.
Scartare il rotolo, con molta attenzione appoggiarlo sul piatto di portata e, aiutandosi con un sac a poche, decorare la superficie con ciuffi di crema e frutti di bosco.
Lasciare in frigo fino al momento di consumarlo.
Se si vuole saltare la parte del rotolo, è sufficiente tagliare la lastra di meringa in 3 sezioni grandi come la vostra pirofila di servizio, coprire il fondo col primo strato, mettere crema e frutta, di nuovo meringa, un altro strato di crema e frutta, meringa e decoro. Lo strato centrale potete farlo con le porzioni di meringa che restano dopo aver tagliato le due lastre esterne a misura della pirofila.
Note:
E’ un dolce che rende meglio fatto e consumato in giornata, visto che la meringa tende a ammorbidirsi. Non lasciate passare più di 3-4 ore tra la preparazione e il consumo, per un risultato ottimale. Gli avanzi sono comunque buonissimi anche il giorno dopo, rispetto al meringato comune non rilascia acqua in frigo.
Come dicevo prima, è un dolce che permette anche di consumare l’eccesso di albumi da altre preparazioni, non richiede molti ingredienti strani, a parte il mascarpone.
Potete sostituire i frutti di bosco con qualsiasi altra frutta, anche una macedonia non acquosa: mango, fragole, pesche sode, giusto per menzionare le prime che mi vengono in mente.
Quello nella foto è, ovviamente, il mio. Giusto per non far venire ansia da prestazione a nessuno, è un dolce che non richiede nessuna precisione, la meringa tende a crepare durante l’arrotolamento. L’aspetto resta rustico, ma piace davvero a tutti
Enjoy!
Elena, Florida