L’America è un paese di grandi lavoratori, su questo non c’è dubbio. Dico questo basandomi sulle ore di lavoro settimanali, sul numero di giorni di ferie durante un anno (disponibili e usufruiti) e via discorrendo.
Ci sono però alcune zone degli Stati Uniti dove la frase “vivere per lavorare” è più autentica che mai. Si tratta di quelle aree a bassa densità demografica, profondamente legate al territorio, ossia il territorio come prima fonte di sostentamento della popolazione. Agricoltori, rancher e tutte quelle occupazioni prevalentemente “fisiche”, che non hanno orari e ritmi fissi, ma costanti, anche durante un intero anno.
Possedere un ranch vuol dire alzarsi ogni mattina ancora prima dell’alba per poterlo gestire. Vuol dire far pascolare e successivamente radunare le mandrie. Vuol dire non conoscere l’idea di “giorno di festa”.
Un ranch non ti dà scampo.
E’ un’occupazione a tempo pieno. Ecco perché chi ci lavora sembra sempre così perfetto in quel contesto, come se non potesse fare altro. Perché di fatto non può fare altro. Un ranch è il proprio lavoro, ma è anche la propria vita, quello che si impara a fare fin da ragazzini, crescendo in quell’ambiente, imparando a conoscerlo e viverlo.
In linea generale, le aree americane in cui si lavora di più sono dunque quelle a grande stampo agricolo (non solo Wyoming o Alaska, territori estremi per eccellenza, ma anche Vermont e Texas). Ne ho parlato nell’articolo Gli stati americani nei quali si lavora più duramente, con alcuni interessanti dati sull’argomento.
Tiziano, Stories About America