Bilanci di un expat

Photo by Bobby Burch on Unsplash

Osservo il punto della mia vita in cui sono giunto; guardo da dove ero partito e quali ostacoli ho dovuto superare; individuo quale lezione ho imparato e scelgo il prossimo obiettivo verso cui desidero puntare.

Regolarmente ormai da qualche anno, mi sorprendo spesso in questo tipo di valutazioni, ritrovandomi ad analizzare ogni aspetto della mia vita: la famiglia, il lavoro, la situazione economica, quella della casa, i legami affettivi…

In Italia, non avevo questa abitudine, forse perché vedevo sempre tutto uguale e piatto. Semmai, dovevo prestare attenzione più a non peggiorare la mia situazione. In tal modo, spendevo tutte le mie energie nello sforzo di conservare lo status quo del minimo sindacale, azzerando ogni velleità di miglioramento.

Non fraintendetemi: non si tratta dell’ennesimo post “dell’espatriato di turno che sta sputando veleno sull’Italia”.
Wrong way.

Come già scritto più volte in precedenza, su questo e sul mio blog, così come nel mio libro, io amo il mio Paese, e qui lo ribadisco ancora.
Racconto soltanto la mia esperienza soggettiva, in cui forse qualcuno potrà ritrovarsi, altri no. Niente di personale con l’Italia e/o gli italiani, quindi. Non intendo generalizzare, e altrettanto mi auguro che chi leggerà i miei post non sia spinto a farlo per questo.

Se mi mettessi ad elencare le tante soddisfazioni personali raggiunte durante questi anni americani, sul lavoro, o in ambito famigliare, risulterei noioso.
Mi focalizzerò, invece, su ciò che sento mi sta chiedendo attenzione con una certa urgenza, e che mai come ora, in tempi di pandemia, sta emergendo in me come uno degli aspetti più delicati e importanti nel bilancio di un expat: la gestione del rapporto con i propri affetti rimasti in Italia. Riflessioni scribacchiate in “Pit telefono casa“.

Pietro, Provenzano’s blog

Pubblicato da pietroprovenzano

Scrittura, Comunicazione, Web: tre passioni che, ad un certo punto, sono diventate un lavoro (Web Content Manager/Copywriter), per conto di una web agency torinese, per la quale ho curato la parte SEO e SMO dei clienti, occupandomi di Social Media Strategy e costruzione di ecosistemi digitali. Ma la vita è sempre piena di sorprese, incontri inaspettati, circostanze impreviste, scelte giuste e scelte sbagliate. Sicché, impegnato tra un progetto e l'altro, ecco che ora mi ritrovo a vivere sull'altra sponda dell'Oceano Atlantico, a svolgere un lavoro totalmente diverso, nel campo della ristorazione. Una storia lunga. Talmente lunga, che ho deciso di raccontarla nel libro: "Tirati su, sei un budda anche tu", le cui vendite su Amazon.it stanno contribuendo ad aiutare un orfanotrofio del Nepal. Se volete saperne di più… Un cambiamento drastico, dunque. Ma come si può notare, è rimasta a farmi compagnia la mia prima passione, quella di sempre, che non mi abbandonerà mai: la scrittura :-)

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