Nel 2016, quando stavo progettando nei dettagli il super on the road nell’Ovest per l’estate successiva, mi ero prefissata un punto fermo: sarebbe stata una vacanza decisamente poco sedentaria e per ogni Parco Nazionale visitato avrei affrontato almeno UN trail degno di questo nome, preferibilmente il più famoso.
Avevamo già fatto il tour dei parchi nel 2010, e avevamo già visitato tutti i viewpoint classici e fatto anche qualche sentiero dei più famosi: un pezzettino del Bright Angel Trail al Grand Canyon, il Landscape Arch ad Arches, il Navajo Loop a Bryce Canyon.
Eravamo stati anche a Zion, ma ci eravamo limitati al Riverside Walk – la passeggiata pianeggiante lungo il fiume – e ad un breve trail poco faticoso per raggiungere le Emerald Pools.
Questa volta, perciò, già in fase di programmazione non avevo voluto sentire ragioni: stavolta a Zion avremmo affrontato il famoso Angel’s Landing, senza se e senza ma (e senza tener conto delle mie vertigini!).
Vi invito ad andare su Youtube per vedere di cosa parlo: un sentiero meraviglioso, che parte dal fiume (fermata The Grotto della navetta) e per il primo tratto si snoda sinuoso e non particolarmente ripido sul fianco della montagna. È la parte finale però a renderlo famoso: un lungo tratto attrezzato (diviso in due parti), esposto DA ENTRAMBI I LATI, da superare aiutandosi con delle catene fissate a terra.
Lo sforzo (e la paura di cadere – purtroppo reale, negli anni ci sono stati molti incidenti mortali) viene ripagato dall’incredibile vista che si gode dalla cima, con tutta la Zion Valley ai propri piedi. Il fatto che il sentiero sia a doppio senso – e in agosto estremamente affollato anche di turisti non proprio attrezzati – non fa che renderlo ancora più difficile, pauroso e pericoloso.
Per la cronaca, io sono riuscita a superare solo il primo pezzo attrezzato: non sono arrivata in cima, ma sono ugualmente orgogliosa di me stessa per essere riuscita a superare le mie paure e i miei limiti, e invito chiunque visiti Zion a farlo.
Giada, Sei sempre in giro