In alcune culture del Medio Oriente, il bianco è considerato il colore del lutto.
In Giappone, fare il rumore del risucchio quando si mangia del ramen è considerato segno di buona educazione: dimostra tutto il nostro apprezzamento per il cibo che stiamo gustando.
Ancora: prima che io e mia moglie partissimo per un campo-lavoro in Nepal anni fa, durante i corsi di formazione, gli istruttori ci avvertirono che i nepalesi annuiscono con la testa per dire “no”, mentre la scuotono per dire “si”. Considerai questa indicazione inverosimile. Infatti, durante le prime conversazioni con i locali, fui protagonista di dialoghi assurdi, strutturati così: mia domanda iniziale, loro movimento del capo depistante, mie congetture falsate, mie conclusioni inspiegabili, mio ritorno alla domanda iniziale, e via all’infinito.
When in Rome, do as Romans do
In Italia, in questi casi, esclamiamo: “Paese che vai, usanza che trovi!”
Vivendo ora negli USA, ho scoperto una cosa secondo me fantastica: qui esiste un motto simile al nostro, che cita proprio noi italiani. Loro dicono: “When in Rome, do as Romans do“. Pazzesco! Non so voi, ma a me questa cosa mi riempie di orgoglio! Avrebbero potuto dire “When in Paris…“, no? Oppure in Tokyo. In qualche modo, questo me li fa sentire più vicini. Sta di fatto però che, nonostante questa loro espressione, talvolta scopro certe abitudini indigene, che mi fanno invece percepire gli americani tanto distanti dalla mia cultura.
Come quando esordii davanti al pubblico statunitense, esibendomi col mio primo starnuto tricolore, episodio raccontato nel post “Italia-USA a colpi di starnuti: 1-1“.
PS: so che non vale così per tutti, ma, personalmente, adoro imbattermi in queste differenze culturali: le vivo come degli allenamenti quotidiani per la mia mente, in questa immensa palestra che è l’America, che mi insegna a relativizzare tutto, non dare nulla per scontato, accettare il diverso da me.
Buona lettura!
Pietro, Provenzano’s Blog