Sono sempre stata molto orgogliosa dei miei figli, sia per quanto riguarda i loro traguardi scolastici, che il loro comportamento nel mondo. Non sono di quelle madri che vuole che i propri figli vincano sempre il primo premio negli sport o che abbiano tutti voti massimi. Non che mi dispiacerebbe, ma le loro piccole grandi conquiste quotidiane le sento nel profondo del cuore.
Quando siamo arrivati in America, abbiamo scoperto l’esistenza degli Award, dei riconoscimenti che gli insegnanti consegnano agli studenti nel corso dell’anno.
Il primo con cui ci siamo confrontati, e a posteriori confesso, forse l’unico che ci ha resi veramente orgogliosi, è stato il Kindness Award, un titolo consegnato dal distretto scolastico nel corso della settimana in cui viene celebrato Dr. Martin Luther King Jr., a gennaio. Un Award consegnato a mio figlio perché durante un’uscita didattica, dopo che tutti i suoi compagni avevano mangiato e mollato tutto sui tavoli, il ragazzo si è preso la briga di buttare tutto nella spazzatura e di pulire i tavoli. Aveva solo 11 anni all’epoca.

Poi ci sono stati tanti altri piccoli award consegnati ad entrambi, meno cerimoniosi. Quello per la consegna puntuale dei compiti, quello perché nell’ora di ginnastica lo studente aveva sempre le scarpe adatte, o perché ha sempre preso voti positivi. Insomma, chi più ne ha più ne metta.
Può essere che questi award vengano consegnati con lo scopo di spingere gli studenti a dare il meglio, chi l’ha preso per prenderne altri, chi non la preso per prenderne almeno uno. Ma mi chiedo se questi award tengono anche conto di quegli studenti che, non per mancanza di impegno, ma per vera difficoltà, non riescono a raggiungere gli obiettivi preposti.
C’è però una parte di me che si chiede, ma non è il dovere dello studente prendere bei voti? Non è già il bel voto un premio? Non è compito dello studente consegnare puntualmente i compiti? Perché consegnare un award?
E poi ecco, capisco il perché di questi award. Ciascuno di questi award arriva a casa accompagnato da un buono per un ice-cream di Culvers, o un burger da McDonald. Sempre qualcosa da mangiare, e mai un’insalatona.
Poi arriviamo a fine anno, alla consegna delle pagelle, che vengono date in una busta. Certo, direte voi, così nessuno vede il contenuto. Sbagliato, dico io. Nella busta, insieme alla pagella, ci sono i buoni come quelli menzionati sopra e, se lo studente è bravo, una “Gold Card” nominale e con foto, dietro la quale vengono riportati vari punti vendita che offrono lo sconto presentando quella tesserina. 10 su 15 erano fast food. Non sono una fanatica del mangiar sano, ma in un paese in cui il problema dell’obesità dilaga, offrire cibi ipercalorici non è proprio giusto. Senza tener conto che magari non tutti i genitori concordano.
Cosa ne pensate? Vi sembra un sistema corretto premiare uno studente per aver fatto “il suo mestiere” con un buono del fast food?
Sul mio blog, Iridi a Stelle e Strisce, trovate alcuni post al riguardo, in particolare questo:
Renata, Iridi a Stelle e Strisce