Buon giorno a tutti, la volta scorsa vi ho parlato dell’iconica US395, questa volta entro più nel particolare regalandovi un estratto del mio libro riguardanti i laghi presenti lungo questa fantastica strada.

“5 Ottobre 2018. Quella mattina ci alzammo molto presto, ancora il jetlag si faceva sentire. Anche al Red Roof Inn avevamo la colazione compresa nella tariffa della stanza. Dopo esserci preparati per uscire, ci catapultammo, si fa per dire, nella sala colazione dell’albergo. Eravamo davvero affamati. Mangiammo un bel po’. Sapevamo che sarebbero servite diverse energie per affrontare la giornata, era meglio partire ben carichi. Le colazioni negli USA sono sempre uguali, ci sono sempre più o meno le stesse cose: il burro (o la margarina), rigorosamente ghiacciato, che se non lo scaldi in qualche modo è impossibile da spalmare; il pane a fette, con l’immancabile tostapane, dove sempre devi fare un po’ di coda per bruscare qualche fetta; il burro d’arachidi, in confezioni monodose sempre in quantità inferiore rispetto a burro e margarina; la marmellata che ti spacciano come tale, dato che sulle confezione monodose c’è scritto appunto marmellata, quando poi invece è solo gelatina o qualcosa del genere; a volte c’è anche il cream cheese, anche questo tenuto in frigorifero a vista, quindi vi immaginate il fastidio per spalmarlo sul pane… Se siete golosi sono spesso disponibili parecchi dolci come brownies, plumcakes, pancakes e muffins. Ultimamente nei miei viaggi ho notato che quasi tutti gli hotel mettono a disposizione anche la macchina per preparare i waffle. Le persone quando la utilizzano fanno sempre un sacco di confusione, senza contare il fatto che lasciano sempre chiazze di composto per waffle in ogni dove sulla macchinetta. Come vi ricorderete io sono allergico all’uovo, quindi tutte le pietanze dolci sono per me inaccessibili, mi devo arrangiare con il pane tostato, il burro, il cream cheese, il burro d’arachidi e la marmellata. È una festa quando sono disponibili anche delle pietanze calde. Spero sempre che sotto quei coperchi ci sia qualcosa che io possa mangiare. Spesso sono omelette o uova, altre volte ci sono dei mini hamburger o il mio adorato bacon!!! So che fa malissimo, ma io lo adoro. Quando c’è ne faccio incetta. Anche se non dovrei perché è davvero grasso e non fa proprio bene al fisico. Per fortuna per la mia linea non è quasi mai disponibile. Dopo colazione tornammo in camera per mettere via le nostre cose e ripartire. Cerchiamo sempre di non tirar fuori dalle valige troppi vestiti e altri oggetti per evitare di perdere tempo. Questo succede quando dormiamo solo una notte in un posto. Diverso quando rimaniamo qualche giorno in più. Quel giorno avevamo in programma di vedere molte attrazioni naturali e non. La Sierra Nevada, questa zona poco conosciuta in Italia, perché fuori dai percorsi classici proposti da tour operator e agenzie di viaggi, offre una gran vastità di posti interessanti. Qui avevamo già visto parecchio, ma ritenevo necessario vedere la zona che collega lo Yosemite National Park e la Death Valley National Park che avevamo sempre saltato in passato per vedere altro. La prima tappa di quel soleggiato venerdì di ottobre era un posto un po’ particolare, poco conosciuto, ma secondo me, molto affascinante: il lago Crowley. È un bacino idrico sul fiume Owens, nella contea di Mono, a pochi chilometri da Mammoth Lakes. Fu creato nel 1941 grazie alla costruzione della Long Valley Dam grazie al Department of Water and Power di Los Angeles, come deposito per l’acquedotto losangelino e per il controllo delle inondazioni. Il lago prende il nome da Padre John J. Crowley, “il padre del deserto”, che fu una figura chiave nella storia della Owens Valley e un eroe locale. Quando divenne chiaro che l’appropriazione dell’approvvigionamento idrico da parte dell’acquedotto di Los Angeles avrebbe reso impossibile l’agricoltura nella Valle di Owens, molti abitanti della Valle persero ogni speranza e abbandonarono i loro appezzamenti di terreno. Padre Crowley viaggiò per tutto il territorio, convincendo molti di loro che la loro terra poteva diventare una destinazione turistica.”
Se vi è piaciuto questo estratto potete leggere l’ intero libro a questo link:
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A presto
Alessandro, I nostri pazzi viaggi negli USA