Gli americani lo dicono così

Voglio riallacciarmi al post di Tornoavivereinamerica, “Modi di dire dell’American English”, apparso qualche mese fa qui su Usa Coast To Coast, per poter dare anche io il mio personale contributo all’elenco di frasi fatte e modi di dire in American English, dato che la materia risulta essere davvero vasta, anche a seconda dello Stato americano in cui si vive.

A tal proposito, la butto lì, potrebbe essere utile e divertente se aprissimo proprio qui, su Usa Coast To Coast, uno spazio comune a tutti i collaboratori, per raccogliere i modi di dire che abbiamo sentito e imparato nel corso degli anni vissuti in USA.

Durante questi anni americani, ho capito che, per padroneggiare bene una lingua, non basta semplicemente saperla parlare.
Serve conoscerne le sfumature e i sottintesi, costituiti dai modi dire, le frasi fatte, i proverbi locali, che fuori da quel Paese e decontestualizzati, spesso assumono figure prive di significato, per chi non è nativo di quel posto e in quel posto non ci è cresciuto, anche se la lingua la conosce e la parla correntemente.

Ci si accorge di quanto il loro uso quotidiano sia tanto diffuso, soprattutto quando ci si trova a dover parlare una lingua diversa dalla propria e 1) proviamo a usare i nostri modi di dire nella lingua straniera e, appena il nostro interlocutore americano assume un’espressione perplessa, ci blocchiamo come un vecchio sistema operativo, che ha bisogno urgente dell’ultimo aggiornamento.
ATTENDERE PREGO…
2) Il nostro interlocutore americano pronuncia con estrema naturalezza i suoi modi di dire nella sua lingua, mentre noi mostriamo un’aria da sveglioni, per fargli credere che stiamo capendo tutto, ma in realtà stiamo pensando di iscriverci di nuovo in prima elementare.

Una volta, da ragazzo, stavo partecipando ad un dibattito, durante un grande pranzo di famiglia.
Senza voler entrare nel merito della questione, in questa sede ininfluente, a conclusione di quella lunga conversazione, un mio zio sentenziò lapidario:

“In effetti, se le cose stanno davvero così, non possiamo dirlo a priori.”

Seguì un lungo silenzio, a dimostrazione che quella conclusione era stata accettata e condivisa dall’intera tavolata, da grandi e piccini.
Senonché, la cuginetta più piccola della famiglia, cioè sua figlia, ruppe a un tratto quel silenzio armonioso, chiedendo con sincero stupore:

“Papà, chi è questo signor Priori?
E perché non glielo possiamo dire?”

Ecco, quando mi trovo davanti a qualche nuova frase fatta o locuzione americana che non riesco a riconoscere e quindi a comprendere, mi sembra di regredire all’età di un bimbo. Mi ritrovo a fare domande ingenue, tipo quella della mia dolce cuginetta, che all’epoca avrà avuto 8 anni.

Ora, non discuto che, ogni tanto, fa bene tornare bambini.
Ma, sapete com’è, se poi ti guardi allo specchio, a furia di vedere un moccioso con la barba e i capelli brizzolati, un briciolo di disagio, presto o tardi, cominci a percepirlo.

Per questo motivo, ho cominciato a raccogliere tutti i modi di dire, le frasi fatte e i proverbi con cui mi sto scornando durante questi anni di comunicazione a stelle e strisce.

Eccone un piccolo assaggio nel mio post: “Si fa per dire”.

Pietro, Provenzano’s blog

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Pubblicato da pietroprovenzano

Scrittura, Comunicazione, Web: tre passioni che, ad un certo punto, sono diventate un lavoro (Web Content Manager/Copywriter), per conto di una web agency torinese, per la quale ho curato la parte SEO e SMO dei clienti, occupandomi di Social Media Strategy e costruzione di ecosistemi digitali. Ma la vita è sempre piena di sorprese, incontri inaspettati, circostanze impreviste, scelte giuste e scelte sbagliate. Sicché, impegnato tra un progetto e l'altro, ecco che ora mi ritrovo a vivere sull'altra sponda dell'Oceano Atlantico, a svolgere un lavoro totalmente diverso, nel campo della ristorazione. Una storia lunga. Talmente lunga, che ho deciso di raccontarla nel libro: "Tirati su, sei un budda anche tu", le cui vendite su Amazon.it stanno contribuendo ad aiutare un orfanotrofio del Nepal. Se volete saperne di più… Un cambiamento drastico, dunque. Ma come si può notare, è rimasta a farmi compagnia la mia prima passione, quella di sempre, che non mi abbandonerà mai: la scrittura :-)

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