
Sebbene venissimo spesso a New York quando vivevamo a Baltimore e negli anni abbiamo accumulato nel nostro carnet di viaggio molti posti e attrazioni più o meno conosciuti, è solo da quando ci siamo trasferiti qui l’estate scorsa ed incominciato davvero a vivere la città che possiamo dire di averla veramente scoperta. Una cosa è infatti venire a New York da visitor – seppure ci vantassimo di farlo quasi da local – e un’altra è vederla con gli occhi di residente, lavoratore, studente, cittadino che ne usufruisce dei servizi: assume proprio un’altra immagine, meno patinata e scintillante, ma più a fuoco, certamente più vera e per questo, emozionante.
È bellissimo rendersi conto di quanto cambi la percezione delle cose quando sposti la prospettiva ed il punto di vista. Ed uno dei tanti aspetti nuovi che abbiamo dunque potuto cogliere meglio di questa incredibile metropoli, oltre a quelli attinenti alla vita di tutti i giorni come i trasporti, l’immondizia (!), la spesa, addirittura anche il modo di camminare per strada (e di cui vorrei parlare in un articolo a parte!) è sicuramente quello della diversità. Diversità intesa non solo come insieme di persone di origine differente (che è una delle caratteristiche di NYC che salta di più agli occhi e che impari ad apprezzare veramente solo vivendoci) ma anche come differenza di luoghi, storie, esperienze. D’altronde questo quando parli ad un newyorchese di nascita lo afferri subito: che NYC non è una, ma tantissimi spazi (non solo fisici) e comunità – spesso diversissimi tra loro anche se confinanti – e che ognuno dei cinque boroughs che la compongono ha una distinta identità, dalla quale non si può prescindere se si vuole carpirne veramente l’anima.
Ho quindi deciso di dedicarmi pazientemente (perché forse non basterebbe una vita) a scoprire tutte le zone che non conoscevo, e che non per coincidenza, si trovano quasi esclusivamente fuori da Manhattan. Perché, come tutti, abbiamo sempre avuto questa isola – da dove peraltro vi scrivo – come punto di riferimento delle nostre visite e che, non mi fraintendiate, offre un “pacchetto” perfetto, soprattutto al pigro turista europeo, per assaporare il vero sogno newyorchese… ma che per questo rimane forse ancora inafferrabile e un poco, concedetemelo, ingannevole, perché la vera New York, quella dei newyorchesi, non la trovate qui. Vi invito dunque a spingervi oltre nel vostro prossimo viaggio, anche per capire meglio la storia di immigrazione pazzesca che ha avuto questa metropoli, e che infatti proprio da immigrati è stata costruita e di immigrati si è alimentata, arricchita, trasformandosi di continuo. Ne scriverò tre articoli diversi, per dedicare lo spazio che meritano queste zone che da sole sono più grandi e popolose della maggior parte delle città americane!
Queens, New York
Partiamo da Queens, che molti di voi hanno sicuramente attraversato senza rendersene conto (perché è dove atterrano gli aerei a JFK) e che per vicinanza è quello più facilmente raggiungibile da Manhattan. Questo è il borough tipico della working class, per lo più residenziale, vastissimo e molto diverso da zona a zona e storicamente fondato, anche come investimento immobiliare, proprio con lo scopo di ospitare i lavoratori meno abbienti che cominciavano ad affollare Manhattan. Noi andiamo spesso ad Astoria con il traghetto dall’Upper East Side (ma si raggiunge facilmente con la linea della metro N), che è sempre stata popolare per i tanti ristoranti (soprattutto quelli greci e ciprioti, visto che ne ospita una comunità grandissima) e che è diventato negli ultimi anni un quartiere molto alla moda, con bei parchi (il grande Astoria Park e il più piccolo ma carino Socrates Park) e spiaggette sul fiume che godono di una bellissima vista di Manhattan, e che ospita anche famosi musei come il Nagouchi Museum ed il Museum of the Moving Image (il museo del cinema di NY).
Sotto questa, e subito aldilà del Queensborough Bridge, c’è la moderna Long Island City, sede di molti centri d’arte (come il Moma PS1 e lo Sculpture Center) viste le tante fabbriche in disuso e dove con una veloce espansione edilizia (negli ultimi anni hanno costruito molti grattacieli) molti developers hanno da poco rinnovato anche tutta la parte sul fiume, lungo un bellissimo parco (quello della scritta Pepsi Cola) che guarda sulla punta a sud di Roosevelt Island. Se vi spostate più al centro di Queens, passerete prima dalla zona di Jackson Heights, quartiere multietcnico per antonomasia e talmente crogiolo di etnie da essere oggetto di studi e ricerche di tutti i linguisti (andateci a pranzo!) e di cui ho parlato in questo articolo, e, ancora più verso ovest dalla vasta zona di Corona Park-Flushing Meadows (sì, quello degli US Open), che fu sede dell’esposizione universale del 1964 e per questo ne ospita un interessante museo, dove potete vedere tra le altre cose il modellino scala 1:1200 della città di New York (che vedete nella foto qua sopra): è un esperienza da fare proprio per rendersi conto delle dimensioni della città! A nord di Corona park, partendo dal Kissena Park sfocerete invece nella Chinatown più grande di New York, dove tutti consigliano di andare per provare il vero cibo cinese. Scendendo invece a sud-est, dopo il JFK e attraversata la Jamaica Bay, troverete una delle tante barrier island della costa degli Stati Uniti (e che a Long Island sono particolarmente lunghe) e che comprende una delle spiagge più famose della città, Rockaway Beach. L’abbiamo scoperta la scorsa estate quando il giorno di Ferragosto volevamo sentirci un po’ in Italia, e devo dire che è stata una piacevole sorpresa tanto che adesso ci andiamo sempre. Il nostro punto preferito è la Surf Beach, all’altezza della 69th street, che come dice il nome ospita la comunità dei surfisti di New York, che non ha nulla da invidiare alla California, visto che le onde qua sono davvero perfette, soprattutto per imparare. Questa parte dell’isola, al contrario di quella più a sud che ospita il parco e tra l’altro collegata da un lungo e bel boardwalk, sta subendo anche un grande cambiamento urbano (stanno costruendo condomini sia residenziali che di vacanza), che ha permesso anche la creazione di nuovi ristoranti e negozi. Se non avete la macchina, ci potete arrivare comodamente con la linea A della metro. Delle zone ancora da esplorare, ci mancano ancora quella di Kew Gardens (dall’omologa più famosa di Londra e che è un quartiere storico e pieno di eleganti case con bei giardini) e lì vicino la dimora storica di King Manor. Ma abbiamo solo cominciato 😉
Per sfogliare la mia guida di New York necessariamente in progress, e che contiene molti link ai posti che vi ho citato, visitate il mio sito qua.
Vi aspetto nei prossimi articoli!
Elisabetta Girardi