Chemioterapia in America: ruggire stanca

A me non capiterà mai

Quante volte me lo sono detto? Mangio sano, vado in piscina tutti i giorni… poi è arrivata la telefonata dal dottore che mi dice “E’ cancro” e in quel momento, credetemi, il mondo mi è crollato da sotto i piedi. Il mio pensiero è immediatamente andato ai miei figli, a quante cose ho ancora da fare con loro e per loro. Io mi immaginavo circondata da nipotini, a insegnar loro a cucinare, parlando italiano. E invece in quel momento mi son vista tutto questo sfumare da davanti agli occhi.

Per giorni ho sentito la mia testa vuota come un palloncino, gli occhi perennemente gonfi, e il pianto sempre pronto alla minima emozione. Tutti intorno a me piangevano, mio marito, i miei figli, le mie sorelle dall’altra parte del mondo. E io mi sono sentita persa.

Vagavo fra i vari studi medici, passando da un macchinario all’altro, da un esame all’altro, come se tutto questo non stesse succedendo davvero a me.

Bisogna ammetterlo, sarà costosa la sanità americana, ma l’efficienza è qualcosa di incredibile.

Ho fatto la prima visita dal medico di famiglia il 15 marzo, il 22 ho fatto mammografia ed ecografia. Il 28 avevo l’appuntamento dal chirurgo per un consulto ma ha voluto farmi la biopsia lì, sul momento, al seno e ai linfonodi (il dolore non ve lo racconto!). Il 30 ho avuto il responso.

Il 31 ero nello studio del chirurgo e mi ha spiegato bene di che tipo di cancro si trattava. “E’ aggressivo, ma la chemio funziona.” Mi parlava di III Stadio, chemioterapia, mastectomia, radioterapia… e io non capivo nulla, la testa era vuota. Per fortuna mio marito ha pensato bene di registrare tutto l’incontro.

Il 1° aprile ero già stesa a fare la risonanza magnetica, e qui ho avuto la mia promozione: sono passata da III Stadio a IV perché il mostro è andato a farsi un giro al fegato.

La settimana successiva ho fatto le TAC, l’ecocardiogramma, e altri test vari. Il 6 aprile ho avuto il primo appuntamento con l’oncologo.

A quel punto stavo cominciando a prendere coscienza di quanto stava succedendo e, soprattutto, che stava succedendo proprio a me.

E ho voluto creare un blog per più motivi, innanzitutto perché ho ancora la mia famiglia e tanti amici in Italia che vogliono essere aggiornati senza dover chiamare ogni volta, poi perché personalmente ho sempre trovato lo scrivere estremamente terapeutico. Infine perché penso sempre che la mia esperienza possa essere di aiuto a qualcun altro. Il blog l’ho chiamato Resilienza. Per chi non lo sapesse, resilienza è la capacità di un individuo di affrontare e superare un evento traumatico o un periodo di difficoltà, quindi direi che è perfetto per la situazione.

In quella settimana il mio cervello è andato letteralmente in tilt: le informazioni che ho ricevuto in quei giorni, tutte le parole nuove, la biologia del mio corpo… stavo per esplodere. Ho raccolto tutto in un faldone e ogni tanto vado a leggere alcune cose. Mai in vita mia avrei pensato di dover imparare certe cose.

L’8 aprile ho fatto l’intervento per inserire la porta IV, un dispositivo sottocutaneo che permette l’accesso alla vena senza dover bucare ogni volta la vena. Vi suggerisco di leggere il mio post al riguardo perché a me è sembrato di essere su un altro pianeta: Inserimento della porta per l’IV.

A questo punto lo stordimento iniziale stava lasciando il posto alla voglia di combattere e stava venendo pian piano fuori la guerriera che c’è in me.

C’è stato un piccolo intoppo negli ingranaggi di una macchina che stava girando alla perfezione: dovevo fare la PET ma per qualche ragione l’assicurazione non ha dato l’approvazione. Dopo qualche telefonata ho saputo che l’assicurazione riteneva che con tutti gli esami fatti fino a quel punto, la PET non era necessaria. Il medico non ha insistito e quindi, finalmente, mi hanno programmato l’inizio della chemio: 19 aprile. E da allora ogni martedì ho la mia seduta di chemio.

Dopo quattro sedute di chemio, mi è rimasta una leggera peluria sulla testa.

Le prime due sedute sono state tremende, ma ora mi sto adattando e sto reagendo in un modo pazzesco che stupisce me stessa. L’assistente dell’oncologo l’altro giorno mi ha detto che sono una leonessa. E certo che sono una leonessa, e ruggisco anche… ma ruggire stanca!

Renata resiliente

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Pubblicato da momrenata

Vivo da nove anni in Wisconsin. No, non è la Florida, o la California e nemmeno NY. Il Wisconsin ha pochi fans, ed è un peccato, credetemi, perché è vero che l'inverno è lungo, oddio, lungo è forse riduttivo, ma l'autunno qui regala immagini mozzafiato e la primavera, quando arriva, è tanto bramata da essere idilliaca. E poi qui viviamo sulla riva del Lago Michigan con le bellissime spiagge, che d'estate offrono un gradito svago. Ho due figli entrambi al college, oddio, non mi ci fate pensare. Il mio lavoro, be' non ho esattamente un lavoro specifico. Intanto mi diletto in cucina e mi diverto.

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