Torino – Detroit andata e ritorno?

Quando nel 2016 abbiamo iniziato a proporre all’azienda di mio marito un eventuale trasferimento in USA, mai avremmo immaginato che di lì ad un anno e mezzo ci saremmo trovati catapultati in Michigan noi, i 4 figli e la gatta… io avevo appena partorito Tommaso, mi era stata data l’opportunità di un salto di carriera, una figlia aveva appena iniziato le medie, un’altra doveva finire le elementari… “figuriamoci se accettano subito! Avremo tutto il tempo di capire cosa fare e soprattutto di capire come spiegarlo al resto della famiglia!”

E invece no! Proposta accettata, allora parti con i visti, i passaporti, prova a cercare qualcuno che possa essere interessato a affittare casa (perchè tra 4 anni si torna…), inizia ad andare a fare un look and see trip per capire quali possano essere le condizioni nelle quali andrete a vivere (casa, scuole, cibo, sport…) tutto questo senza aver ancora naturalmente avvertito NESSUNO!

Thea gatta piemontese con la valigia

Io pensavo di esplodere… al lavoro avevo rifilato una “sola”, per quanto riguardava i nonni probabilmente avrei dovuto preallertare il 118 (che già aveva rischiato di farsi un giro quando avevamo annunciato il quarto bimbo…), e poi le figlie… come l’avrebbero presa?! La grande doveva ricominciare tutto da capo dopo aver appena iniziato la prima media ed aver appena cambiato tutti i compagni… la seconda doveva cambiare in 5 elementare, e poi di nuovo l’anno dopo… la terza doveva iniziare la prima elementare (beh, almeno con una sarebbe stato più semplice… ), il quarto porello “veniva a traino”…

Non sapendo (ancora) che le scuole americane hanno spesso un buon suppurto ESL (English as a second language) abbiamo contattato una ragazza madrelingua che veniva 2 volte a settimana a casa a far prendere dimestichezza alle 3 grazie con la lingua (lei era l’unica che sapeva il perchè, a figlie e nonni avevamo detto essere un’opportunità e quando questi ultimi si incrociavano con lei erano solo grandi sorrisi…) e soprattutto per le grandi è stata una mano santa per i primi approcci.

Ora, a Natale 2016 toccava affrontare l’argomento almeno in famiglia… i nonni ogni Natale a partire dal 2004 sudavano freddo in quanto spesso c’era un’annunciazione da fare, quindi non appena ci siamo seduti in salotto dicendo “dobbiamo dirvi una cosa” mio papà aveva già il cappotto sulle spalle… poi la notizia edulcorata da “staremo solo fino al 2021, abbiamo deciso così e così sarà! Potrete venire a trovarci quando vorrete, abbiamo affittato una casa con la stanza degli ospiti! Vi abbiamo comprato dei telefonini nuovi e faremo video chiamate come e quando vorrete!” sembrava aver stemperato la tensione, ma naturalmente il loro pensiero era “sì andate pure ma i bambini restano qua, eh!”.

Ma le figlie?! Come avevano assorbito la notizia? La seconda pianti a non finire, “Io non voglio andare! Non mi potete portare via l’ultimo anno dai miei amici!! – quelli grazie ai quali ogni giorno erano pianti a scuola perchè non li sopportava più, ma va beh… -“, la terza era già andata a tirare fuori la sua valigia con le rotelle, la prima l’unica frase che mi ha detto immediatamente dopo è stata “portatemi dove volete, basta che io possa continuare a fare ginnastica ritmica…”

Ecco… se vorrete nel prossimo articolo vi porterò a scoprire gli enormi cambiamenti che questa ultima frase hanno portato nella nostra vita e nelle nostre dinamiche famigliari a partire da quel martedì 27 giugno 2017…

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