Novembre è il mese in cui ci si prepara a quella che è, probabilmente, la più grande festa per gli Americani.
La forza del Thankgiving è nell’essere una festa inclusiva. Superando religioni, etnie e convinzioni personali, è un evento che coinvolge tutti. Tradizionalmente vuole essere una celebrazione dell’incontro tra i padri pellegrini, che si stabilirono a Playmouth e gli indiani Wampanoag che già abitavano quei territori. La leggenda narra che, dopo un periodo di studio reciproco, finirono per festeggiare assieme con un pranzo a base di tacchino, bacche e altri prodotti del territorio.
Non stupisce quindi che molti immigrati festeggino il Thanksgiving. La cosa che non manca mai di stupire me, invece, è di come siano sempre rispettosi del menù tradizionale.
Pensate al nostro Natale, la festa che più si può assimilare al Ringraziamento. Da Nord a Sud è un caleidoscopio di piatti, tradizioni, variazioni. Tortellini in brodo, lasagne, torrone, mostaccioli, panforte… difficilmente in due tavole si avrà lo stesso menù. Invece in America, su ogni tavola del ringraziamento, c’è piu’ o meno lo stesso identico menù.
Il menu di Thanksgiving
Il pasto tradizionale di Thanksgiving comprende tacchino arrosto, ripieno del tacchino (servito a parte, in una pirofila), purea di patate, gravy (salsa preparata con gli scarti e il sughetto del tacchino), fagiolini verdi, mais, salsa di mirtilli rossi e pumpkin pie (torta dolce di zucca). Sta poi alle abilità (e alla dedizione) del cuoco decidere le modalità di preparazione. Dalla telefonata al servizio da asporto del supermercato o l’apertura di lattine e bustine, alla marinatura di giorni del tacchino che, solo per scongelarsi, necessita di quasi una settimana.
La stessa casseruola di fagiolini può essere assemblata con zuppa Campbell’s e fagioli in scatola, oppure partendo da verdure fresche come consigliato da Claudia in questa ricetta che, addirittura, frigge le cipolle della guarnizione.
Insomma, l’importante è rispettare la tradizione e i simboli che vi sono dietro, simboli che richiamano il donare e la fratellanza.
I 5 simboli del Thanksgiving sono:
La cornucopia

La cornucopia è un cesto a forma di corno, che contiene i frutti della raccolta autunnale: frutta, semi, verdure. Ha origine dal mito greco di Amanthea, la capra che si staccò il corno per donarlo a Zeus. In cambio, Zeus le dedicò la costellazione del Capricorno.
E’ un simbolo di gratitudine, della gioia del dare e ricevere
Corn/Mais

Il mais era l’alimento base dei nativi americani prima della colonizzazione. Affinché la colonizzazione fosse sostenibile, i nativi americani hanno insegnato ai pellegrini a piantare il mais, che è diventato un punto fermo al primo pasto del Ringraziamento. Ancora oggi, il mais è alla base dell’alimentazione delle popolazioni delle Americhe.
Pannocchie, caramelle a forma di chicco di mais, tortillas, cornbread, in qualche modo apparirà sicuramente sul tavolo del Ringraziamento.
Pumpkin/Zucca

Poiché è un frutto autunnale, la zucca è considerata l’alimento tipico del raccolto per rappresentare la generosità. La torta di zucca è diventata un alimento base ai pasti del Ringraziamento. Si ritiene che i nativi americani del primo Ringraziamento rappresentassero la zucca come figlio che dà la vita e anche un simbolo del potere personale dell’uomo.
Green Beans/Fagiolini

Il fagiolo americano viene talvolta chiamato pole bean (fagiolo polare). Questo perché i nativi americani insegnavano ai pellegrini a piantare i fagioli accanto al mais in modo che i fagioli potessero crescere lungo gli steli. I fagioli sono una delle “tre sorelle” dei raccolti dei nativi americani, e cioe’ mais, fagioli e zucca. Per secoli, si è creduto che i nativi americani mangiassero questi alimenti nella loro dieta regolare. In effetti, questa combinazione di alimenti ha un rapporto ottimale di carboidrati, proteine ricche e vitamine.
Cranberry

Sgradevole se consumato crudo, il cranberry (o mirtillo rosso americano), divenne un alimento alla base dell’alimentazione dei pellegrini, quando scoprirono che, cotto assieme allo zucchero di canna, dava origine a un dolce molto gradevole. Il suo nome deriva da Crane berry, perchè la pianta ricordava ai pellegrini la gru per i suoi fiori rosa cascanti.
La ricetta del mese: gli gnocchi di zucca
Siccome io proprio non ce la faccio a non essere un pochino anarchica in cucina, vi propongo una ricetta interessante per presentare la zucca, molto utile anche in caso di eccessi produttivi, perché si può congelare l’impasto già pronto. Basterà poi levarlo dal frigo, lasciarlo scongelare e cuocerlo a cucchiaiate in acqua bollente.

Gnocchi di Zucca di Cameron (Doretta), dal blog Sarda in Saor
Ingredienti:
- 850g polpa di zucca cotta
- 1 uovo intero
- 200-250g circa di farina 00
- 3 cucchiai colmi di parmigiano
- sale
- noce moscata, pepe, paprika, curry, quello che volete (facoltativo)
Usare una zucca a polpa asciutta meglio se la butternut o la mantovana.
Cuocere la zucca in forno, al microonde o al vapore e farla sgocciolare dal liquido residuo (personalmente preferisco cuoceerla in forno mentre cucino altre pietanze. In una botta sola ho sia il pasto pronto che la zucca già cotta).
Mettere in una ciotola, aggiungere l’uovo, il sale, le spezie, il parmigiano e la farina. Dovrete avere un impasto sostenuto ma utilizzabile con un cucchiaio. Diciamo con la consistenza di un purè sodo.
Porzionare con due cucchiaini l’impasto e versarli in acqua salata in ebollizione.
Scolarli appena salgono a galla e metterli nei piatti o in una pirofila. Condire con burro spumeggiante, salvia e parmigiano. Volendo usarli come contorno per il pranzo del Ringraziamento, si possono gratinare e servire nella pirofila.
Quelli nell’immagine li ho conditi con burro, salvia e una crema ottenuta sobbollendo panna liquida, parmigiano, paprika e cipolla in polvere.
Si può congelare l’impasto già pronto (nel caso sia troppo) oppure la zucca già cotta e asciugata, solo da lavorare col resto degli ingredienti.
Enjoy!
Elena, Florida