Una domanda che ci si sente fare spesso, spessissimo quando si vive all’estero è: “Ma da quanto sei qui?”. A maggior ragione poi adesso che, con i confini chiusi (ancora per poco per fortuna!), l’essere arrivati qui solitamente coincide con l’ultima volta in cui si è stati a casa, da famiglia e amici.
Viene chiesto con una frequenza tale che è impossibile dimenticarsi, anche solo per un momento, quando si è partiti.
E quindi era qualche giorno che ci riflettevo, sono partita quasi nove mesi fa, non un’enormità di tempo per carità, però abbastanza per aver acquistato una certa fluidità nel muovermi in questo nuovo posto, in questa nuova routine. E da quando ho notato questo cambiamento, questo passaggio dal sentirmi una nuova arrivata all’essere a mio agio, tante cose mi sembrano buffe.
Per esempio, da quando ho iniziato a lavorare ho perso cognizione del fatto che esista una roba chiamata “fine settimana”! Cioè sì, ok, esistono due giorni in cui non mi alzo all’alba e non vedo pargoli urlanti, ma era completamente sparita quella verve da “Ehi dai è sabato, esploriamo il mondo!”, così come era sparito l’uguale nell’equazione DOMENICA = GITA.
Lo scorso fine settimana, con audacia e spavalderia abbiamo prenotato un tour di 4 ore di whale watching per la mattinata di domenica.
È stata una giornata stravolgente, bellissima, inaspettatamente super!
Whale Watching in California

Il tempo era perfetto, sole e pochissimo vento, oceano “calmo e piatto” (lo metto tra virgolette perché io sono abituata al piattume del Tirreno) e neanche un po’ di nebbia, combinazione più unica che rara dalle nostre parti.
Abbiamo visto una quantità di animali infinita, uccelli di ogni genere, pellicani gigaenormi, una sfilza di leoni marini, le lontre che si coccolavano la pancia, un pesce sole che abbiamo scoperto chiamarsi così un po’ per la forma tondeggiante e un po’ perché sale in superficie messo di lato, con l’occhio rivolto verso il cielo, perché ha freddo assai e quindi deve mettere quanta più superficie possibile esposta al sole per potersi scaldare, un banco di delfini che ci sono schizzati accanto tipo Speedy Gonzales e poi, ovviamente, le balene.

Se volete leggere di più su questo incontro magico e indimenticabile, correte a leggere l’ultima lettera pubblicata sul mio blog!
Benedetta di Lettere aperte da San Francisco