
Sono un appassionato guidatore di qualsiasi trabiccolo mi permetta di spostarmi da A a tutte le altre lettere dell’alfabeto, sia esso dotato di volante/manubrio/timone, motore/pedali/remi, ruote (da un minimo di due a un massimo di infinito).
Mi trovo spesso a guidare in Paesi e situazioni diverse, con mezzi di locomozione apparentemente uguali ma tecnologicamente differenti e su strade regolamentate da leggi difformi, tanto che, una volta trasferitomi in Florida, nonostante fossi munito da più di vent’anni di patenti A e B europee, ho dovuto rifare tutto daccapo, per ottenere una nuova patente, valida per guidare sul suolo statunitense.
“Gli esami non finiscono mai!“, diceva Totò, il Principe della Risata. Io infatti ridevo sempre a crepapelle, quando guardavo i suoi film e soprattutto dopo aver finalmente sostenuto il mio ultimo esame universitario.
Che risate.
Ho riso così, fino a quando non mi sono dovuto rimettere a studiare la teoria per la scuola guida della Florida: questa volta, le distanze di sicurezza da rispettare – e da memorizzare – erano espresse in feet, i limiti di velocità in miglia orarie e il livello massimo di alcol assumibile da un autista in once.
Che pianti.
Ricordo che avrei voluto assumere alcolici oltre il limite consentito.
A galloni.
Ricordo anche che da allora ho iniziato a nutrire un pizzico di ostilità verso Totò.
Ma quali e quante sono realmente le differenze tra guidare in Italia e guidare in USA?
Sono tante, ma quella che salta subito al mio occhio ipercritico è la presenza ostinata, nelle auto europee, del cambio manuale.
Infatti, guarda caso, parlerò proprio di questo, a rischio di attirarmi le antipatie di tutti gli amici automobilisti europei.

Pietro, Provenzano’s blog
Una opinione su "Guidare in Italia vs guidare in USA"