Giù la mascher… ina!

Photo by [ik] @invadingkingdom on Unsplash

Una delle cose che la pandemia ci ha tolto è stato il sorriso.
Non solo perché, per ovvie ragioni, ci è mancata la voglia di sorridere, ma proprio perché l’introduzione obbligatoria delle mascherine ha cancellato concretamente ogni nostra velleità di farlo, trasformando da un giorno all’altro i nostri volti in un disadorno paio di occhi preoccupati di tutto e di tutti. 👀

Quando il Covid-19 è giunto in USA, sono stato tra i primi a indossare la mascherina, in quanto già sapevo molto dettagliatamente cosa stava succedendo in Italia, da circa un mese.
Perciò, ne ho riconosciuto subito la necessità e l’importanza, sebbene all’inizio ho dovuto vincere lo scetticismo e a volte sopportare anche qualche sberleffo di molti americani, che avevano preso sottogamba la situazione e pensavano che il mio fosse un comportamento esagerato e/o allarmista e/o ansiogeno.

“Ogni giorno senza sorriso è un giorno perso”, ha detto Charlie Chaplin, uno che di risate ne capiva.
Quanti giorni della nostra vita abbiamo perduto, dunque?
Tanti.
Troppi.

“Il sorriso è una sorta di vaccino contro il disagio” ha scritto invece Marc Levy.
Non poteva prevedere che, in questo caso, il disagio sarebbe stato così assoluto da imbavagliare ogni sorriso e renderlo talmente inefficace da richiedere ben altro vaccino.

Però, oggi mi sento proprio di scrivere che il vero atto rivoluzionario di questi tempi è poter tornare a sorridere.
Mettete dei sorrisi nei vostri cannoni.

Nel mio post, vi racconto come ho vissuto il ritorno a lavoro senza mascherina, a un anno esatto dalla sua introduzione obbligatoria.

Un sorriso “smascherato” a ciascuno di voi e buona lettura con… “Più sorrisi per tutti! 🙂” 😁

Pietro, Provenzano’s blog

Pubblicato da pietroprovenzano

Scrittura, Comunicazione, Web: tre passioni che, ad un certo punto, sono diventate un lavoro (Web Content Manager/Copywriter), per conto di una web agency torinese, per la quale ho curato la parte SEO e SMO dei clienti, occupandomi di Social Media Strategy e costruzione di ecosistemi digitali. Ma la vita è sempre piena di sorprese, incontri inaspettati, circostanze impreviste, scelte giuste e scelte sbagliate. Sicché, impegnato tra un progetto e l'altro, ecco che ora mi ritrovo a vivere sull'altra sponda dell'Oceano Atlantico, a svolgere un lavoro totalmente diverso, nel campo della ristorazione. Una storia lunga. Talmente lunga, che ho deciso di raccontarla nel libro: "Tirati su, sei un budda anche tu", le cui vendite su Amazon.it stanno contribuendo ad aiutare un orfanotrofio del Nepal. Se volete saperne di più… Un cambiamento drastico, dunque. Ma come si può notare, è rimasta a farmi compagnia la mia prima passione, quella di sempre, che non mi abbandonerà mai: la scrittura :-)

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