
Una delle cose che la pandemia ci ha tolto è stato il sorriso.
Non solo perché, per ovvie ragioni, ci è mancata la voglia di sorridere, ma proprio perché l’introduzione obbligatoria delle mascherine ha cancellato concretamente ogni nostra velleità di farlo, trasformando da un giorno all’altro i nostri volti in un disadorno paio di occhi preoccupati di tutto e di tutti. 👀
Quando il Covid-19 è giunto in USA, sono stato tra i primi a indossare la mascherina, in quanto già sapevo molto dettagliatamente cosa stava succedendo in Italia, da circa un mese.
Perciò, ne ho riconosciuto subito la necessità e l’importanza, sebbene all’inizio ho dovuto vincere lo scetticismo e a volte sopportare anche qualche sberleffo di molti americani, che avevano preso sottogamba la situazione e pensavano che il mio fosse un comportamento esagerato e/o allarmista e/o ansiogeno.
“Ogni giorno senza sorriso è un giorno perso”, ha detto Charlie Chaplin, uno che di risate ne capiva.
Quanti giorni della nostra vita abbiamo perduto, dunque?
Tanti.
Troppi.
“Il sorriso è una sorta di vaccino contro il disagio” ha scritto invece Marc Levy.
Non poteva prevedere che, in questo caso, il disagio sarebbe stato così assoluto da imbavagliare ogni sorriso e renderlo talmente inefficace da richiedere ben altro vaccino.
Però, oggi mi sento proprio di scrivere che il vero atto rivoluzionario di questi tempi è poter tornare a sorridere.
Mettete dei sorrisi nei vostri cannoni.
Nel mio post, vi racconto come ho vissuto il ritorno a lavoro senza mascherina, a un anno esatto dalla sua introduzione obbligatoria.
Un sorriso “smascherato” a ciascuno di voi e buona lettura con… “Più sorrisi per tutti! 🙂” 😁
Pietro, Provenzano’s blog