Noi italiani siamo conosciuti in tutto il mondo per essere un popolo che ama gesticolare.
Secondo molti, applichiamo la nostra proverbiale inventiva persino in questo campo.
Lo confesso, a volte provo un certo fastidio, quando, appena un americano scopre che sono italiano, inizia a scherzare, mettendosi a recitare un infinito repertorio di frasi fatte tipo: “Capisc’ammè!”, enfatizzando il tutto con le consuete mani a carciofo.
Ma ti pare?
Ma scusa, dimmi, da quando ci conosciamo, quante volte mi hai sentito parlare così e visto fare gesti simili?
Certo, le loro intenzioni sono chiaramente amichevoli, ma, ripeto, un piccolo disturbo lo avverto sempre. Niente di che, è solo qualcosa di paragonabile all’istinto omicida di Jack lo Squartatore.
Ora, non mi metterò qui a discutere se siamo solo davanti all’ennesimo pregiudizio.
Probabilmente c’è del vero in tutto questo, per carità.
Ma, piuttosto, domandiamoci: gli americani, invece, gesticolano mai?
Certo che sì!
Solo che usano modi di gesticolare diversi dai nostri, per esprimere magari lo stesso concetto.
Oppure, abusano di altri gesti, di cui loro stessi sono poco consapevoli.
L’“air quote”, per esempio: se volete riportare un discorso diretto, evidenziare un concetto, indicare un eufemismo o del sarcasmo, in USA non basta alzare un sopracciglio e ricorrere all’intonazione o al volume.
Dovete essere più teatrali: alzate le braccia, ponendole ad una distanza maggiore o minore, a seconda dell’enfasi che intendete assegnare; fate il segno di vittoria con entrambe le mani; poi, piegate ripetutamente su e giù le dita indice e medio.

Lo fanno in continuazione. Persino quando non serve.
Comunque ora le braccia potete anche abbassarle.
Oppure, qualcuno conosce nome e significato di questo popolarissimo gesto qui sotto?
Potete scoprirlo in: “Per QuarKe gestaccio in più“!

Pietro, Provenzano’s blog