Noi expat abbiamo sfidato il destino, lasciato tutto e perso molti affetti per la strada, ma in cima alla salita abbiamo rinvenuto altri magnifici tesori di cui non immaginavamo nemmeno l’esistenza.
Questo ci fa sentire sempre in bilico tra due amori entrambi appassionanti ma contrapposti: quello maturato nel tempo e indissolubilmente legato alle radici (il nostro Paese d’origine), e il colpo di fulmine inaspettato, scoccato da un cupido esotico e malandrino, che pare riportarci alle nostre prime infatuazioni tardo adolescenziali (il nostro nuovo Paese ospitante).
Eccoci dunque lassù, costantemente in equilibrio precario, su una corda tesa che, da un lato ci lascia perennemente indecisi su quale spasimante scegliere, perché in realtà li desideriamo entrambi, ma per ragioni diverse. Dall’altro, ci dona, ogni istante di più, un senso di libertà e arricchimento senza eguali.

Sta solo a noi riuscire a mantenerci equidistanti da questi due poli opposti e allo stesso tempo, almeno occasionalmente, decidere di lasciarsi travolgere da una o dall’altra passione.
Questo bipolarismo compenetra ogni aspetto della nostra vita: da un lato la nostalgia di casa, il desiderio incessante di tornare, la consapevolezza e l’orgoglio di appartenere a un Paese che ha esportato cultura e creatività ovunque e in ogni campo, dall’altro le innumerevoli sfide stimolanti – da affrontare quotidianamente su un terreno tutto da scoprire – e le nuove soddisfazioni professionali che ci riempiono di ulteriore orgoglio, anche (e soprattutto) quando si tratta dei pur piccoli traguardi raggiunti dai nostri figli, affidati a una scuola straniera e sconosciuta.
Ecco, ad esempio, come ho vissuto uno dei primi successi scolastici di mia figlia Micol, nel post “And the winner is…“
Pietro, Provenzano’s blog
