Quando abbiamo analizzato i pro e contro di un eventuale trasferimento oltre oceano avevamo preparato uno spreadsheet e fatto una lista di tutte le cose che ci venivano in mente. Da quelle materiali, come trovare casa, macchina, cercare le scuole; a quelle meno materiali, come la nostalgia. Quello che però non sapevamo ancora era: nostalgia di cosa?
La nostalgia l’avevamo associata alla lontananza dalle persone care, famiglia e/o amici, o dai luoghi a noi famigliari, la nostra città natale, o la città in cui vivevamo prima di partire, la nostra casa.
E sicuramente quelli sono elementi fondamentali, ma la nostalgia è anche legata alle tradizioni che ci mancano. Il Carnevale, ad esempio. E noi siamo di Ivrea e il nostro Carnevale ha sapore di arance e di… cavalli. I pranzi di ferragosto. I compleanni in famiglia. La confusione dei momenti insieme, le risate.
L’unica tradizione che ancora ci teneva insieme, era il Natale, l’unico momento dell’anno in cui potevamo tornare in Italia e vivere le tradizioni di sempre. Rivedere gli amici più cari.

Ma quest’anno non avremo nemmeno questo momento a darci forza. Sarà difficile, triste. Stiamo pianificando connessioni via skype o meet o quel che sarà. Ma non sarà la stessa cosa come riabbracciare i propri genitori, fratelli, nipoti e cugini. No, questo Natale 2020 sarà diverso e speriamo di riuscire a tirarne fuori qualcosa di buono. Se non altro, non saremo i soli in questa situazione.
Ecco uno dei vari post sul Natale del mio blog: Racconti di viaggio parte seconda.
Renata, Iridi a Stelle e Strisce