E quando invece va tutto storto?

Su queste pagine raccontiamo periodicamente le nostre avventure e le nostre vite negli Stati Uniti. Lo facciamo ognuno con il suo stile: qualcuno sfrutta l’ironia, altri strappano qualche risata, altri ancora puntano sulla riflessione e, talvolta, leggendo le nostre pagine può anche scappare qualche lacrima di commozione.

Le nostre vite americane sono piene di aneddoti e di imprevisti, di scelte difficili, pagate a caro prezzo, e di immense soddisfazioni. Anche la mia vita negli USA è così, come quelle di altre persone che, come me, hanno deciso di fare fagotto e venire da queste parti per seguire i propri sogni. E quando va tutto bene, la vita qui è davvero un’avventura, e a fine giornata devi quasi tenere traccia di tutte le stranezze a cui non riuscirai mai ad abituarti, di tutte le piccole storie che vivi ogni giorno e che vorresti subito raccontare a chi vive lontano.

Ma cosa succede quando tutto inizia ad andare storto?

Come ci si sente quando il castello perfetto che avevi costruito cade, pezzo dopo pezzo, senza che tu abbia avuto il tempo per realizzare quello che stava accadendo?

Io, quando tutto ha iniziato ad andare storto, mi sono guardata intorno (e dentro) con occhi nuovi, e un po’ ho avuto paura. Mi ha fatto paura scoprire le mie fragilità, e mi ha fatto paura la società americana in cui vivo, competitiva e “veloce”, accogliente coi vincenti e sprezzante con i deboli.

Quando sono arrivati i problemi, insomma, mi è mancata l’Italia.

L’imperfetta, sderenata, criticata Italia. Mi è mancata la sua sanità pubblica, contro cui tutti si ostinano a lanciare accuse perché “ci sono liste di attesa di mesi, ma se vai col privato ti danno l’appuntamento per il giorno dopo”. Mi è mancata la rete di amicizie decennali, quelle vere, quelle che ti si stringono intorno e ti avvolgono così stretto da impedire ai brutti pensieri di avvicinarsi a te. Mi è mancata la sicurezza del futuro, che in Italia avevo e che qui non ho, perché qui da un momento all’altro tutto può cambiare.

Insomma, un po’ mi spiace “sporcare” queste pagine piene di gioia e di sogni, mi spiace aggiungere alle tanti voci allegre che popolano questo blog la mia voce, che si è fatta più rauca e, purtroppo, un po’ amara. Poi lo so che la vita va a fasi, e che a tutti capita una fase “no”. Ecco, oggi io voglio un po’ parlare della mia fase “no”, quella in cui hai un solo pensiero: io me ne andrei.

Antonella, Io me ne andrei – Cronache di una milanese in Texas

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Pubblicato da iomeneandrei74

Blogger, expat, eternamente grata, eternamente in pena. La vita non finisce mai di stupirmi.

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