La prima volta che ho messo piede sul suolo americano era il 1990, ero arrivato al J.F.K. solo per visitare New York City.
Sognata, desiderata, ammirata in un’infinità di film e serie TV, un desiderio intenso, un’emozione incontenibile quando arrivato al controllo passaporto una gigantesca bandiera americana sopra la mia testa mi ha costretto a perdere qualche attimo del mio tempo per ammirarla e assaporare fino in fondo quel momento.
Ma l’emozione più forte è arrivata quando ho attraversato il Manhattan Bridge; era notte e la città luccicava illuminata come non mi sarei mai aspettato.
Da li a poco sarei finalmente arrivato nel cuore della City.
Lei era esattamente come mi aspettavo; intensa, immensa, esagerata. Era la città che avevo tanto sognato, il desiderio di una vita.
Avevo solo 19 anni, ma ero cresciuto ammirando la Pop Art e ascoltando musica Rock e Black americana.
Adesso, finalmente ero dentro quel sogno.

A distanza di anni, dopo tanti viaggi a New York City, dopo aver scritto 3 libri a lei dedicati e dopo aver percorso chissà quanti chilometri nelle sue strade, poco dopo la fine del lockdown italiano, ho preso carta e penna e gli ho scritto una lettera. Una dichiarazione d’amore buttata giù senza pensarci più di tanto in un momento in cui il desiderio era quello di essere a Manhattan e non a casa mia.
Con la mente però ero lì, in quelle strade gigantesche a testa all’insù ad ammirare i grattacieli, il cielo che si riflette nei vetri, a vivere l’emozione del sogno americano.
Ho pubblicato questa lettera nella mia pagina personale, dove parlo delle foto che scatto in giro per il monto, delle emozioni che vivo durante i viaggi e dove i miei libri e le mie foto hanno un loro spazio, in mostra per raccontare storie ed emozioni.