E’ un anno molto caldo. E non parlo della stagione estiva, che qui a Miami si fa sentire già da aprile. Lo sapete meglio di me, il 2020 e’ iniziato con gli incendi devastanti in Australia, ha poi avuto l’onore di ospitare uno dei virus più pericolosi e contagiosi della storia dell’umanità, il Covid-19, e almeno qui negli Stati Uniti sta proseguendo con delle enormi proteste successive all’omicidio, perché di quello si e’ trattato, di un sospetto ricettatore. Un omicidio avvenuto sotto gli occhi di tutti e ripreso da smartphone, che e’ diventato storia.
Anche Miami e’ stata sede di scontri a seguito della morte di George Floyd. Se le proteste, per essere efficaci, non possono essere pacifiche, e’ vero che una buona parte dell’opinione pubblica ha iniziato a comprendere meglio cosa significhi, per una persona di colore, avere a che fare con le forze dell’ordine.
Voglio raccontarvi una storia successa a Miami negli anni ’80,
un fatto accaduto quando la segregazione razziale avrebbe dovuto essere terminata da un pezzo, e invece gli abitanti di alcuni ghetti erano controllati a vista. Erano gli anni di Scarface e di Miami capitale del narcotraffico, di quando questa bella città era davvero molto lontana dall’immagine patinata che ne abbiamo oggi, ma quello che accadde fu la classica goccia che fa traboccare il vaso.
Esattamente 40 anni fa, nel 1980, Arthur McDuffie fu percosso a morte da 6 ufficiali bianchi per aver superato i limiti di velocità con la sua moto. Miami divenne teatro di una enorme protesta da parte della comunità nera, che ne cambio’ il futuro. Trovate la storia completa sul mio post: Black History Month: 5 fatti poco conosciuti sulla storia di Miami
Negli Stati Uniti febbraio e’ Black History Month, e sono sicura che nel 2021 ci saranno tante nuove persone da celebrare per aver contribuito a cambiare la società.
Tiziana, Miami