Lezioni di guida in Texas

selective focus photography of toy truck
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Anche per il mio amato quindicenne è giunto il momento di tenere un volante tra le mani e imparare a muoversi sulle immense strade americane. Diversamente da me, che ho dovuto imparare a riconoscere quel mistico momento in cui il piede sinistro doveva lasciare la frizione e la mano destra doveva spingere la leva del cambio, per Leo è stato un po’ come guidare quelle automobiline elettriche che aveva da bambino. Acceleratore, freno, punto. Dio benedica il cambio automatico.

Tutti i suoi compagni di scuola sono nella sua situazione, con la differenza che i loro genitori gli danno in mano delle auto che somigliano più a dei camion, con ruote alte quanto loro e fari sul tetto talmente grandi e potenti da illuminare uno stadio di calcio. Everything is bigger in Texas, così si dice da queste parti, e le auto non fanno certo eccezione, comprese quelle comprate fresche fresche per i figli neo-patentati. Non importa che, alla prima uscita su strada, tornino a casa con il paraurti distrutto, i cerchioni divelti e la fiancata aperta come la prua del Titanic.

Noi, genitori italiani, al contrario, non abbiamo ancora comprato una macchina a Leo. Se lo facessimo, probabilmente tradiremmo il nostro italian style, cioè quel comandamento interiore che ripete costantemente “non ti divertirai mai, anche quando ne avrai la possibilitá”. Quindi per adesso Leo guida la mia modesta Jeep, sentendosi il più sfortunato dei teenager texani. Qui, nella ricca comunità di Westlake, governata dal consumismo e dalla spregiudicatezza delle spese, noi ci confermiamo voce fuori dal coro, orgogliosi di esserlo. O forse no. Semplicemente non riusciamo a mollare quella tendenza tutta italiana a risparmiare, mettere via, pensare al futuro anziché vivere il presente.

Ad ogni modo, il percorso verso l’indipendenza al volante, che si concluderà questo mese con la patente di guida definitiva, è passato attraverso lezioni teoriche e pratiche di scuola guida e spaventosi momenti al volante, o meglio, con Leo al volante e io seduta accanto a lui. Ho preferito farmi carico io di questa esperienza, perché conosco bene i danni che può fare un papà ingegnere, rigoroso e maniaco delle auto su un giovanotto distratto che tenta disperatamente di stare nel mezzo della carreggiata senza urtare marciapiedi, alberi, altre auto, biciclette. Ho fatto da filtro, come spesso succede, e mi sono accollata questa responsabilità, con tutte le ansie del caso.

Guidare da queste parti è una sfida quotidiana, perché oltre a una banda di adolescenti impreparati che si guardano nello specchietto per vedere se i capelli sono a posto, ci sono anche gli adulti, incredibilmente distratti. Non so se la colpa sia del telefono, o del cambio automatico che ti rilassa troppo, o dei tramonti che da queste parti sono ogni giorno diversi e mozzafiato, fatto sta che i texani guidano proprio male. E rendono il lavoro di noi genitori aspiranti istruttori di guida sicura ancora più complicato.

Ma Leo non ha tradito il mio atto di fede e le nostre sessioni su strada sono state un’esperienza magica per entrambi. Un altro tassello di questo incredibile viaggio che è la nostra vita in Texas. Tra qualche strappo al motore e diverse inchiodate a sorpresa, ecco il percorso di Leo (e il mio) verso l’autonomia.

Antonella, Io me ne andrei

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Pubblicato da iomeneandrei74

Blogger, expat, eternamente grata, eternamente in pena. La vita non finisce mai di stupirmi.

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