
Qualche mese fa, al termine dell’anno scolastico, ho scritto alcune riflessioni sulla scuola. Prima di venire negli Stati Uniti ne avevo sentite di tutti i colori…i ragazzi americani sono ignoranti, nelle scuole americane non si impara niente, i nostri studenti italiani sono molto più preparati…
Faccio una premessa: io credo nell’istruzione. Perché noi italiani siamo così, dai. Da noi la scuola è fatica, serietà, impegno, per non dire una grande rottura di palle. Se a scuola inizi a divertirti c’è qualcosa che non va e si insospettiscono tutti. Prima di tutto noi genitori, che pensiamo subito che a scuola nostro figlio non combini niente.
Finché non li vediamo marcire le ore sui compiti, finché non vediamo le occhiaie nere, i calli della penna sulle dita, i pc accesi fino a sera a fare ricerche e presentazioni non siamo tranquilli. Sì, perché nella Genesi c’è scritto “Tu uomo lavorerai con sudore e tu donna partorirai con dolore”, ma avrebbe dovuto esserci scritto anche “Tu, studente, ti farai un mazzo così sui banchi di scuola“, allora il cerchio sarebbe finalmente chiuso e tutti, ma proprio tutti, saremmo felici e contenti di fare una gran vita di merda.
Ho scoperto che non è così. Che c’è un modo di imparare che non ti va per forza venire i crampi allo stomaco il lunedì mattina. Che non ti fa odiare la scuola al solo pensiero. Che non rovina la tua infanzia e la tua adolescenza con traumi irrisolvibili. Che non distrugge l’armonia familiare ad ogni interrogazione o compito in classe.
E l’ho scoperto qui, in Texas, in una High School pubblica. Non so se siamo stati particolarmente fortunati, o se magari siamo tutti maturati noi, come famiglia, ma sta di fatto che la scuola per noi non è più un incubo. Ecco perché…