Avevo sentito nominare i garage sale ancora prima di trasferirmi negli Stati Uniti.
Mi ricordo come fosse oggi il giorno in cui, sapendo di trasferirmi di lì a poco, avevo visto in libreria il libro di Beppe Severgnini: “Un Italiano in America”, l’avevo comprato e divorato in 12 ore, più o meno. È un libro assolutamente da leggere se volete capire come affrontare un espatrio negli Stati Uniti perchè, nonostante siano trascorsi 25 anni dalla sua pubblicazione, rimane essenziale per capire le differenze di mentalità tra noi italiani e gli americani.
Beppe Severgnini parlava di questi garage sale in uno dei capitoli e io mi ero ripromessa di cercarli appena fossi approdata su suolo americano.
Sono stata fortunata perchè ho vissuto i miei primi quattro anni in USA a Sewickley, un sobborgo di Pittsburgh, dove c’era la cultura del garage sale.
Ogni sabato mattina bastava girare per le strade della cittadina per trovarsi circondati da banchetti con oggetti di seconda mano di tutti i generi, inclusi mobili, suppellettili e ogni tipo di merce in bella mostra nei giardini della case.
La mia mamma ci aveva preso particolarmente gusto: le piaceva proprio andare a cercare il tesoro, così quando veniva a trovarmi dall’Italia ogni sabato era la nostra tradizione: lasciavo marito e figlia a casa e andavamo!
Tesori io non ne ho trovati: cose belline da riscattare dall’oblio restituendole a nuova vita, si’, e le ho ancora in casa ora dopo venti anni.
Trasferendomi a Milwaukee però ho capito che ero stata fortunata prima. A Milwaukee non c’e` questa stessa mentalità. I garage sale qui non sono da caccia al tesoro: la paccottiglia regna sovrana. Eppure pochi anni dopo avevo pure voluto provare ad organizzarne uno io e…
Claudia, Un’alessandrina in America