Per un italiano può stupire guardare lo sport americano per una serie di motivi, in particolare quello collegiale. Quest’ultimo è perfino più seguito di quello professionistico. Il motivo, secondo il presente autore, è da ricondurre alla territorialità.
Prendiamo in considerazione, per esempio, le 32 squadre di football della NFL. Notiamo che ci sono numerosi stati che non hanno nemmeno un team sportivo. Altri luoghi hanno una squadra che riunisce un’intera regione, come i Patriots per il New England. In ogni caso, apparentemente troppo poco. Ecco che qui entra in gioco lo sport universitario.
Qui possiamo trovare partite di football, durante la stagione autunnale, in ogni università o college americano, da cui scaturiscono rivalità che poi sono destinate a entrare negli annali di questo sport. E’ da qui che poi escono i super campioni della Lega principale. Per questo motivo nei college il tifo è molto caloroso e affiatato, e soprattutto si respira un maggiore senso di appartenenza e unione, perché chi tifa l’università, in genere, in un modo o in un altro, vi ha studiato, insegnato (o spera di farlo).
Oggi vi porto nella bellissima cittadina di Ann Arbor, in Michigan, dove giocano i “Blue”, gli Wolverines, dell’Università del Michigan. Qual è la loro particolarità? Oltre a essere una delle squadre storiche della NCAA, ossia lo sport collegiale, al pari di università come quella dell’Ohio o di Notre Dame, questi giovanotti poco più che ventenni riescono a riempire, ogni anno da decenni, ogni sabato d’autunno, uno stadio da oltre 100.000 posti, stabilendo record su record per la maggior presenza di tifosi in un impianto sportivo.
Ne parlo nel mio articolo dedicato alla “Big House”, il grande stadio dei Michigan Wolverines.
Tiziano Brignoli, Stories about America
Foto in apertura: courtesy of Nicoletta – Le Cugine d’America